Nell’ormai lontano 2001 lo scrittore texano Joe R. Lansdale, già noto a una ristretta nicchia di buongustai italiani grazie alla follia fantastica de La notte del Drive In (Einaudi, 1998), sempre grazie alla stessa casa editrice, che aveva dimostrato ancora una volta ottimo fiuto nella scelta degli autori, portava a conoscenza del pubblico italiano uno strano duo di personaggi. Hap Collins e Leonard Pine, disgraziati, male assortiti, sfortunati, verissimi e assolutamente divertenti, con Il mambo degli orsi centravano subito il cuore del pubblico con quella che non era, cronologicamente, la loro prima avventura; si presentavano cioè in medias res, già con un parterre ricchissimo di avventure vissute insieme, e rovesciavano il tavolo del genere.

Un po’ Dashiell Hammett, un po’ Twain, un po’ Cormac McCarthy, con generose dosi di Bukowski e di Crumley: ecco forse la ricetta da cui muovevano i passi i nostri sempre acciaccati, sconfitti, stralunati e generosi eroi. In una girandola di disperate avventure all’insegna degli ideali cavallereschi, del bisogno di denaro – perpetuo – e della sfortuna più nera – inarrestabile – poco a poco le loro avventure sono divenute un must dei lettori italiani più scafati e irriverenti. Un pubblico di appassionati che, dopo avere anche avuta la sorpresa di una discreta serie TV tratta dalla loro prima avventura – Una stagione selvaggia, per Sundance TV – quest’anno può godersi l’ennesimo capitolo di una oramai lunga serie con Bastardi in salsa rossa: episodio attesissimo, per via delle circostanze drammatiche in cui uno dei due beniamini era stato lasciato al termine del precedente.

In questa nuova avventura, i nostri eroi – che in teoria dovrebbero essersi ormai, per decorsi limiti di età, lasciati ammansire da una quale dose di saggezza – al contrario non esitano, come al loro solito, a gettarsi nella solita indagine con scarsissime prospettive di guadagno e, in compenso, ottime probabilità di farsi un male assurdo, data la disparità delle forze in campo: poliziotti corrotti e violenti, una intera comunità tenuta sotto scacco da misteriosi carnefici, un branco di ragazzini deliziosamente letali e, come di consueto, tantissima azione e tantissimo humour nero, in questa che non è di certo l’avventura meglio riuscita del Sarcastico Duo.

Ma la tribù di affezionatissimi lettori di Lansdale, e più ancora di Hap & Leonard, perdonerà certo un poco di stanchezza a una saga giunta ormai alla veneranda età del decimo capitolo, e come al solito divorerà anche questo episodio arrivando all’ultima pagina con la netta sensazione che sia finito troppo, troppo presto. Per poi tirare un sospiro di sollievo: perché è già in arrivo anche l’undicesimo capitolo, Il sorriso di Jackrabbit, che fin dal titolo fa prevenire una sana dose di disastri.

Dato l’elevatissimo tenore di machismo che sprigionano le pagine, non possiamo che accompagnare  alla lettura di queste scanzonate pagine un piatto tipico del west, che sia quello dell’America o quello delle nostre campagne – che poi, siamo lì: Salsiccia e fagioli alla texana. Troverete in giro qualche migliaio di versioni di questa ricetta; ognuno ci mette quello che ritiene più opportuno. Noi, essendo questo un cibo semplice, stiamo sul semplice.

Carlo Vanni per SaporOsare

Salsiccia e fagioli alla texana

Porzioni 4 persone

Ingredienti

  • 1 kg salsicce
  • 1 kg fagioli borlotti
  • 2 cipolle
  • 50/70 gr pancetta
  • 750 gr di passata di pomodoro
  • sale
  • pepe o peperoncino
  • vino rosso
  • salvia
  • olio d'oliva

Istruzioni

  1. Far imbiondire a fuoco basso le cipolle tritate a coltello e aggiungere la pancetta a soffriggere.

    Aggiungere le salsicce e far rosolare ben bene da tutti i lati. Sfumare col vino rosso.

    Aggiungere gli odori e i fagioli; rimestare per un po’ per far mescolare i sapori e aggiungere il pomodoro.

    Chiudere col coperchio la padella, lasciare sobbollire per 15 minuti, sempre a fuoco basso.

    Servire in tavola con abbondante pane e vino rosso per accompagnare, e non prendete appuntamenti per la serata: dovete impersonare Trinità a tavola, non sarebbe elegante, né durante, né dopo. Ma di grande soddisfazione, questo sì.


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